Questa è una delle mie poesie preferite in assoluto. Quel “Meriggiare pallido ed assorto presso un rovente muro d’orto”, mi ricorda la casa di mia nonna nel periodo estivo, quando ero molto piccolo. Mia nonna aveva un enorme albero di limoni che dava sollievo all’arsura estiva. Chiaramente la poesia di Montale va oltre i ricordi di un bambino, ma le poesie servono anche a questo, a mantenere vivi i ricordi.
Montale racconta di file di formiche rosse che proseguono frenetiche, un po’ come noi esseri umani nel mondo, ci dice di un muro che toglie la vista sull’orizzonte e che termina con cocci aguzzi di bottiglia, come se la vita ci rinchiudesse in una gabbia fatta di circostanze e contingenze. Sia quello che sia, a me questa poesia piace anche per i suoi suoni e per le immagini che suscita nella mia mente e nei miei ricordi.
Di seguito il testo e poi un video in cui lo stesso Montale legge la sua poesia.