<<Le parole non colgono il significato segreto, tutto appare un po’ diverso quando lo si esprime, un po’ falsato, un po’ sciocco, sì, e anche questo è bene e mi piace moltissimo, anche con questo sono perfettamente d’accordo, che ciò che è tesoro e saggezza d’un uomo suoni sempre un po’ sciocco alle orecchie degli altri>> (Siddharta)
Perché amo il libro di Siddharta? No, non sono buddhista, il motivo è invece un altro: l’illuminazione non arriva per miracolo o pensandoci; arriva vivendo. La vita di un vero saggio non è una vita senza errori, senza paure, senza rimpianti o rimorsi, è una vita di esperienze che portano a migliorare. Per questo mi piace Siddharta che prima di diventare Buddha ovvero l’illuminato, è passato per diverse esperienze: è stato eremita, mercante, è andato a puttane, ma ha continuato a proseguire, a riflettere sulla propria esistenza. L’illuminazione non è un punto di arrivo, ma di partenza.
Nel mio romanzo, Siddharta è solo una comparsa, un libro che Stefano sta leggendo un attimo prima di scoprire il messaggio di Roberta.