“Il piacere” – Gabriele D’Annunzio

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gabriele d'annunzio

Ogni qual volta si è tentato di rendere l’uomo solo un essere razionale, come accadde nel positivismo, si finisce per sbagliare. Nella seconda metà del 1800 in Europa si fa strada un nuovo filone di pensiero detto decadentismo di cui D’Annunzio ne è un esponente. Ma non voglio mettermi a fare una lezione di letteratura anche perché non ne sarei in grado. In ogni caso nel decadentismo l’uomo pone l’accento sull’estetica, sull’arte e sui bisogni interiori dell’esistenza. Si capisce che i mali della società non sono di facile risoluzione e che non basta affrontarli in modo puramente scientifico. L’artista non ha più, o non sente di avere, una missione di guida e di esempio per gli altri; il poeta si chiude su se stesso, scava dentro di sé, si isola, anche il linguaggio diventa cripto, misterioso, da interpretare.

Contemporaneamente nasce, come costola del decadentismo, la corrente dell’estetismo dove si esalta il gusto dell’arte e del bello sopra ogni altra cosa. Mi viene in mente Oscar Wilde con “Il ritratto di Dorian Gray” dove il protagonista pur di restare giovane e poter godere di ogni bellezza ed esperienza della vita, vende l’anima al diavolo. Se non hai letto questo romanzo, ti consiglio di comprarlo perché è davvero bello. Alla stessa maniera la pensa Andrea Sperelli, il protagonista de “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio. Sperelli fa parte della nobiltà, è ricco, intellettuale, affascinante, a tratti ricorda Don Giovanni, ma è anche falso, doppio, usa le donne solo per il suo piacere.

Cosa c’entra tutto questo con “Stringimi le mani”? Un ricordo, il ricordo di come Andre Sperelli, all’inizio del romanzo, viene lasciato da Elena. Una scena molto bella è quando i due s’incontrano dopo due anni, il senso del piacere e del dolore, i ricordi che s’intrecciano, il senso dell’abbandono che ritorna. Quando Elena abbandona nuovamente Andrea, egli inizia la sua vita dissennata e senza scrupoli.

La frase che ho scelto per il mio romanzo sintetizza proprio il senso dell’abbandono, quando tutto finisce e nulla ha più senso:

Un lungo amore finiva, troncato da quello sguardo, irreparabilmente.
Il sole non era più sole; la vita non era più la vita.


Se vuoi saperne di più:

Gabriele D’Annunzio
Il piacere

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